Tutto questo l'ho visto

06.03.2016 01:54

Le parole tra un foglio bianco
e un fesso qualsiasi
passano e spassano
come quando
agli appuntamenti si aspetta.
Fanno sorrisi
come se lo sapessero
(lo sanno)
che chi aspettano arriverà
ma loro saranno
già altrove
(dove un altro fesso ha fissato
la pagina bianca ossia un altro
appuntamento mancato).
Infatti si stanno muovendo
(chi non lo sa che ogni parola si muove?).
Se ne vanno.
Il fesso crede d’averle (afferrandole al volo)
fermate, là, sulla carta (le ombre),
spalle al muro su un muro bianco, assolato.
E il fesso scrive,
seduto al tavolino e,
visto da dietro, diresti che stia
piegando un tovagliolo
o sbottonando bottoni,
anzi riempiendo bicchieri
perché è in vena di offrire
qualcosa da bere che suona
col ghiaccio, e poi qualcosa come un bagno in piscina,
e poi — all’uscita delle parole nude dall’acqua
(ma la piscina è colma di stracci
e le parole ne grondano, uscendo) —
un asciugamano che odora,
con sopra le sue iniziali da fesso, stampate

 

(Tutto questo l’ho visto mentre cantavo
una canzone che con tutto questo
non c’entrava nulla. Succede)
Sono passate le due trenta del mattino (mi piace dire “del mattino”
e non “della notte”, perché vedrò l’alba)