A fine nottata

29.07.2013 12:36

A fine nottata, verso l'alba,
sparito il pubblico (sparito!),
cantato l'ultimo brano
con l'ultima voce,
restava un po' seduto
sul palco, stanco…
Poi sbatteva le mani sulle cosce,
si alzava e diceva: "Adesso
facciamo sul serio…
tutte qui"… Le ragazze
del locale aspettavano
che lo dicesse… Una,
vicina all'uscita, pronta
a andar via, però aspettava…
un'altra lo stava
osservando di sguincio,
appoggiata al banco, stanca
anche lei, ma pure aspettava…
Le altre, sparse, in attesa tutte...
Insomma, così…
Le ragazze, sette, otto,
si avvicinavano al palco…
lui, a braccia aperte, annunciava:
"Il coretto Malvarosa!…
Dài… e, per favore,
cantiamo finalmente male"…

A fine nottata, all'alba,
le sedie già zampe
all'aria sopra i tavoli...
"…Il canto è stanco,
approfittiamone…",
diceva… "e, finalmente,
non abbiamo
un pubblico: le migliori
condizioni per svelare
un segreto..."
diceva… "Cantiamo
come ci piace…
dài, su, cantiamo male…"

Cantavano a braccio,
a cosce e polpacci,
a anche e fianchi...
tutti ballavano…
Stanche ballavano
le ragazze, il coro…
anche lui ballava
cantando, roco,
afono in certi punti…
così si liberava della voce…
e della giacca
di cantante amabile…

… Poi salutava le ragazze
una per una, stringendo
le loro mani tra le sue
e sorridendo… Nessun
doppio senso, nessuna
allusione… curava l'aspetto
commovente del commiato…
e andava via fischiando
come se chiamasse il cane…

Anni dopo, in una villa sull'Appia,
il passato si fece presente
in una sera e una nottata
di ricomposizione del personale
quasi al completo di uno
degli ultimi locali…
"Adesso facciamo sul serio",
disse all'alba, battendo
due volte le mani e
aprendo le braccia
come il colonnato a San Pietro…
"Ci siamo? Cantiamo"…
Il brano era
"Come un motivetto"…

Andava fuori tempo e stonava…
Era come se evitasse l'esecuzione…
Infatti:
"Le canzoni durano quanto una esecuzione,
dalla testa nel buco fino alla testa
dentro il cesto… una giustizia sommaria
del tempo perso… ", diceva.